Rimasta sola, Teresa Gamba ebbe il merito di evitare gesti melodrammatici, gestendo con lucidità il suo precario status sociale (vedi l’articolo precedente dal titolo La fuga d’amore di George e Teresa) .

Aiutata dalla famiglia, in primo luogo si dedicò a sistemare la situazione matrimoniale, ottenendo nel 1824 l’annullamento della separazione per colpa e tentando una riconciliazione, breve e fallimentare, con il marito. Finalmente nel 1826 ottenne la separazione per incompatibilità e un congruo appannaggio, che le consentì di vivere in piena autonomia viaggiando e frequentando la buona società italiana ed europea.

A questo punto, molti di quegli studiosi, che avevano lodato Teresa come la dolce e comprensiva compagna che aveva garantito a Byron qualche anno di quiete, iniziano a lapidarla sottolineando il numero di amanti che costellarono la vita della donna dal 1826 al 1847 ed evidenziando con malizia che erano tutti giovanissimi, sorta di ingenui toy boy in versione romantica.

Teresa Gamba (Immagine di Pubblico Dominio via Wikipedia)

In realtà nessuno di loro era un ragazzino sprovveduto, ma smaliziati esponenti del bel mondo, tutti affascinati più che da Teresa dal suo legame con Byron, che costituiva la figura di riferimento, a diversi livelli, del loro immaginario personale. Nel caso di Lamartine poi si aggiunge il fondato sospetto che fosse interessato soprattutto a documenti e notizie di prima mano sugli anni italiani del poeta. L’autore francese aveva già pubblicato nel 1825 Le dernier chant du pèlerinage d’Harold e forse aveva in mente quella Vie de Byron, decisamente denigratoria, che vide la luce molti anni dopo e cui Teresa tentò di opporre il suo Lord Byron jugé par les témoins de sa vie.

Il primo di questi legami passeggeri fu, nel 1825, il londinese Henry Edward Fox (1802-1859), che poi divenne politico e ambasciatore.

Seguirono Alphonse de Lamartine (1790-1869), incontrato durante il ballo per il Capodanno 1827 a palazzo Torlonia, il conte di Malmesbury e infine, intorno al 1838, il musicista francese Hyppolite Collet, professore al Conservatorio parigino e maestro del celebre violinista polacco Henryk Wieniawski.

Nel 1840 morì il conte Guiccioli e ne seguì l’inevitabile lite con gli altri eredi, che Teresa, decisamente vocata per gli affari, seppe sfruttare per conseguire ulteriori importanti vantaggi economici.

Il secondo matrimonio

Quasi cinquantenne, il 15 dicembre 1847 sposò Hilaire-Octave Rouillé marchese di Boissy, pari di Francia, ricchissimo, non tanto brillante a detta di pressoché tutte le fonti e che aveva verso Teresa un approccio analogo ai numerosi flirt precedenti, visto che spesso presentava in pubblico la moglie affermando “la marquise de Boissy, ma femme, ci-devant maitresse de lord Byron”, più la reliquia di un mito che una donna reale.

Di sicuro le garantì una vita lussuosa nel grandioso palazzo di St. Lazare, dove Teresa tenne uno dei salotti letterari più ambiti e meglio frequentati di Parigi.

In questo periodo tentò anche qualche prova letteraria, pubblicando, oltre a componimenti di circostanza per alcuni matrimoni, il carme Alla tomba di Shelley in Roma, la traduzione da Byron de La caduta di Sennacherib, il già citato Lord Byron jugé par les témoins de sa vie ed infine My recollections of lord Byron, and those of eye-witnesses of his life.

Visse inoltre lunghi periodi in Toscana, dove insieme al marito curò la ristrutturazione dell’attuale Villa Gamba a Settimello di Calenzano (FI), un curioso edificio eclettico circondato da un meraviglioso parco all’inglese. La sua presenza era collegata all’acquisto, effettuato nel 1854, di alcune miniere di ferro situate nell’Isola d’Elba, sul cui sfruttamento ebbe un lungo ed articolato contenzioso con l’Amministrazione delle Reali Miniere e Fonderie del Ferro, che si trascinò per tutti i gradi giudizio sino al 1861, vedendo infine la Gamba soccombente.

Era ancora una bella donna molto ammirata anche se, con il passare del tempo, la sua tendenza ad abbigliamenti estrosi e atteggiamenti stravaganti lasciavano interdetti i pettegoli del bel mondo. Lei se ne infischiava, ma aveva avuto un ottimo maestro.

Nonostante i molti uomini che le erano stati a fianco dopo il 1824, Byron continuò ad essere la sua stella polare, come dimostrano non solo il pellegrinaggio alla tomba del poeta nel 1832, ma soprattutto l’accurata, quasi maniacale, raccolta di tutti i cimeli, la sistematica difesa della memoria di lui e persino le sedute spiritiche tenute in un disperato tentativo di estrema comunicazione. Valga come testimonianza il malizioso ritrattino che una nobildonna fiorentina fa di Teresa ormai molto anziana “era piccolissima, magra, magra; portava dei lunghissimi riccioli tenuti sulle tempie con un pettinino e diceva che li portava perché così era piaciuta a Byron! Con tutti si vantava più o meno apertamente dei favori del grande poeta. Era però una vera signora, nel senso di quell’antica educazione delle signore italiane d’altri tempi”.

Morto il marchese di Boissy nel 1866, Teresa si stabilì definitivamente nella Villa di Settimello, dove mori il 27 marzo 1873, lasciando erede un nipote dei preziosi cimeli raccolti.

Maria Giovanna Trenti – Miria Burani ©