Se tua sorella maggiore è stata la Musa di Byron, poi ha viaggiato per tutta l’Europa facendo strage di cuori nella buona società ed infine ha sposato un ricchissimo signore francese che le ha lasciato un’incredibile eredità, è evidente che lei sarà sempre un’imbarazzante pietra di paragone, soprattutto se tu sei nata molti anni dopo, in un altro contesto storico, non sei la più “bella ragazza di Romagna” e hai fatto persino un matrimonio normale. Lei invece, ovviamente, è stata impelagata da vostro padre in un’unione con uno sgradevole personaggio di pochissimi scrupoli, dalla fama sinistra e più vecchio di lei di quarant’anni. Anche questa però, a suo modo, una vicenda “romantica”, trascinatasi per anni davanti ai tribunali, che ha fatto spettegolare mezza Italia, ma che ha alimentato il suo mito.

In una situazione del genere non ti resta che disinteressartene e fare la tua vita, sfidarla o… trovare una terza via che non ti porterà sulla bocca di tutti, ma che ti consentirà di avere un posticino nella storia. La terza è stata la scelta di Laura.

Teresa e Laura

Le sorelle in questione sono Teresa e Laura Gamba Ghiselli, appartenenti a una nobile famiglia ravvenate, di antichi fasti, ma di incerto presente, soprattutto sul fronte economico, anche per un’aperta condivisione degli ideali politici liberali, cosa poco gradita nello Stato pontificio.

La prima fu la splendida e irrequieta dama che trascinò Byron fino a Ravenna e che riuscì a trattenerlo presso di sé un paio d’anni, forse i più tranquilli nella vita dell’errabondo poeta inglese, testimonianza che la provincia italiana, di solito sbrigativamente liquidata dagli storici come arretrata e lontana dai circuiti culturali e politici importanti, aveva ottime frecce al suo arco. Spesso quelle di Cupido.

La seconda è la sorella minore, nata quando Teresa, sui diciassette anni, impazzava nei salotti ravennati, mentre la famiglia affrontava gravi difficoltà a causa degli ideali del padre, cui toccarono il carcere e l’esilio, e del fratello Pietro, che morì di tifo nel 1827 in Grecia, inseguendo Byron e il suo sogno.

Anche se la sua vicenda è meno famosa, Laura però condivise con la sorella la… fissazione per gli intellettuali, visto che pure lei mantenne a lungo un legame sentimentale, parallelo al matrimonio, con Massimo d’Azeglio. Certo tra i due uomini ci sono rimarchevoli differenze: d’Azeglio era affascinante, colto, discreto scrittore e pittore, ma certo non poteva reggere il confronto con il bellissimo e maledetto Byron, l’uomo che collezionava donne e giacche all’ultimo grido con la stessa vorace indifferenza, e che era diventato un mito mentre era ancora in vita.

Il matrimonio di Laura

Laura nacque da Ruggero e Amalia Macchirelli Giordani di Pesaro nel 1816, di sicuro dopo Teresa, Pietro e Ippolito. Si tramandano anche i nomi e ben poco di più di altre quattro sorelle, Faustina, Vittoria, Olimpia e Giulia, alcune delle quali sono da collocare cronologicamente tra Ippolito e Laura.

Lettera scritta dal conte Odoardo Machirelli all’amica Anna

Anche della giovinezza di Laura sappiamo molto poco sino al matrimonio, contratto nel 1836, con il conte pesarese Giambattista Zanucchi Pompei, che forse aveva conosciuto durante le visite ai parenti materni, in particolare all’amato zio Odoardo, o forse durante gli studi che il ragazzo aveva compiuto a Ravenna. Le nozze parrebbero quindi la conclusione di un percorso di conoscenza se non di affetto tra i due giovani. La supposizione non è però confortata da riscontri oggettivi e potrebbe anche essere fallace, poiché Ruggero, liberale in politica, non lo era sul piano familiare. Basti pensare a quale personaggio “sacrificò” Teresa per puri motivi economici.

Almeno gli Zanucchi Pompei appartenevano allo stesso ambiente dei Gamba, quella nobiltà di provincia dichiaratamente di sentimenti liberali, coltivati anche grazie ad uno storico rapporto con la Repubblica di San Marino, di cui un antenato di Giambattista era stato, sul finire del Settecento, Capitano Reggente.

Le nozze furono “allietate”, come si usava al tempo, da componimenti poetici d’occasione composti da alcuni tra i principali letterati delle due città. Paolo Costa (1771 – 1836) celebre intellettuale ravennate, insegnante di Teresa e forse della stessa Laura, diede alle stampe “Alla signora contessa Laura Gamba di Ravenna donzella d’ogni commendato merito che in bene auspicato connubio a se unisce il signore Giambattista Pompei di Pesaro” e Giuseppe Ignazio Montanari (1801 – 1871), “l’ultimo retore di Romagna” (e già qui si intuisce il personaggio) l’inno Alla Madre della Gran Madre di Dio Anna Santa, di sobri 838 versi. Il Montanari era stato ingaggiato dalla zia materna di Laura, Teresa Macchirelli e i due, nel dubbio che il bel mondo potesse non venire a conoscenza di cotanto capolavoro, si premurarono di darne notizia sulla Gazzetta privilegiata di Bologna del 5 maggio 1836. Da Pesaro per lo sposo si impegnò invece Federico Fiocchi con l’ode Per le ben augurate nozze del signor Giovanni Battista Zanucchi patrizio pesarese colla signora Laura Gamba di Ravenna.

L’arrivo di Massimo d’Azeglio

La coppia visse tranquillamente a Pesaro, dove nacquero almeno tre figli, Giuseppe, Edoardo e Pietro, sino al 1850 circa, quando nella loro vita entrò Massimo d’Azeglio (1798 – 1866), che in quegli anni rivestiva l’incarico di Primo Ministro del Regno di Sardegna ed era una delle personalità di spicco della politica sabauda, anche se affermava di non sentirsi particolarmente portato per la vita pubblica.

Per saperne di più vi rimandiamo a Laura e Massimo, una storia italiana

Foto in alto: Palazzo Gamba in via Gamba 3 a Ravenna (da Google Maps)

Maria Giovanna Trenti – Miria Burani ©