In principio fu la Sfinge, che sottopose ad Edipo il più celebre indovinello della storia: Qual è l’animale che al mattino cammina con quattro zampe, a mezzogiorno con due e la sera con tre?” . La famigerata Sfinge di Tebe, creatura di sesso femminile, sorvegliava infatti da un’alta rupe l’accesso alla città divorando o, bontà sua, strangolando tutti i viandanti, in quanto nessuno sapeva rispondere correttamente al quesito.

Il baldo Edipo, dopo una breve riflessione, fornì la “risposta esatta”, anche se poi mal gliene incolse, e liberò la città da questo gravoso pedaggio, mentre la terribile Sfinge si suicidò buttandosi nel burrone.

Le interpretazioni del mito sono state nel corso del tempo le più disparate e in qualche caso stravaganti, ma di certo nella classicità il mondo degli enigmi era fortemente collegato al femminile: basti pensare alle sibille e ai loro oscuri oracoli, che non erano veri e propri indovinelli, ma ci andavano molto vicino.

Ricostruzione della sfida tra Edipo e la Sfinge da una coppa a figure rosse risalente alla seconda metà del V secolo a.C.

Con il passare del tempo la vittoria di Edipo divenne sempre più radicale, in quanto da “sapere femminile” l’indovinello, l’enigma, il gioco di parole divennero appannaggio degli uomini che detenevano la cultura scritta.

Certo le donne di qualunque ceto ben conoscevano e trasmettevano questo sapere – basti pensare agli indovinelli tramandati nelle famiglie – e più che probabilmente ne avranno anche creati, ma oggi non ne abbiamo ricordo.

L’enigmistica si organizza

Quando a metà Cinquecento il gusto per gli enigmi iniziò ad assumere connotati organici, con pubblicazioni specifiche, troviamo solamente autori uomini, anche nomi illustri, e se qualche scrittrice si dilettò di inserire in una propria opera indovinelli o giochi di parole, non ne abbiamo contezza, tanto più che l’intera produzione letteraria al femminile è stata oggetto di gravi dispersioni. Anche l’unico nome di donna pervenutoci, la misteriosa Madonna Dafne di Piazza, che diede alle stampe, sul finire del Cinquecento, il volume Academia di enimmi in sonetti etc.etc. (titolo chilometrico come d’uso all’epoca) è molto probabilmente solo uno pseudonimo.

Con l’Ottocento, quando l’enigmistica assunse dignità di disciplina autonoma con riviste specializzate che raggiungevano tirature invidiabili e con l’uscita nel 1901 di un vero e proprio manuale, l’Enimmistica (la forma grafica enigmistica prenderà piede successivamente) del Tolosani, le cose però cambiarono.

La presenza femminile tra le autrici, e di conserva si presuppone tra le solutrici, si fece davvero interessante, pur se ancora minoritaria. Inoltre, cosa non comune al’epoca, queste donne godevano della stima e dell’apprezzamento dei colleghi. Lo testimonia la risposta pepata di Bajardo (pseudonimo del citato Tolosani) a un certo giornalista, che aveva ironizzato sugli enigmisti “macilenti, arruffati, con gli occhi contorti, sbarrati nel buiocon un ghigno atroce per i disgraziati solutori” e sulle loro fotografie in pose pensose e vaghe. Con eleganza alla Cyrano, Bajardo rispose “siamo gente allegra…e vi son con noi tante belle figliuole con visini poco tenebrosi e occhi abbastanza assassini. Ma non ci faccia la bocca perché son tutte intelligentissime”. Touché.

Addirittura la Rassegna enigmistica, rivista pubblicata tra il 1934 e il 1943, era chiamata familiarmente la rassegna delle donne perché la sua redazione fu per qualche tempo in gran parte femminile.

Molte provenivano da famiglie di enigmisti e godevano quindi di un canale privilegiato, ma è già un bel segnale che padri, fratelli e mariti non solo si accorgessero della naturale predisposizione di figlie, sorelle e mogli, ma addirittura le aiutassero ad affermarsi, il che in altri ambiti non accadeva molto spesso.

Domenico di Michelino, Dante ed i tre regni (Firenze, Santa Maria del Fiore). Poteva mancare il sommo poeta Che nella Divina Commedia disseminò alcuni preziosi giochi di parole, due acrostici e si dice fosse appassionato di anagrammi?

Qualche personaggio

Fondamentale per questa ricerca è stato il sito dall’associazione culturale “Biblioteca Enigmistica Italiana – G. Panini” ed in particolare la pubblicazione Enigmisti del passato album fotografico, dovuta al lavoro di Haunold, Manuela e Pippo (lo pseudonimo è d’obbligo), che, raccogliendo le fotografie di oltre 800 colleghi, ha consentito un’immediata identificazione delle enigmiste. Ebbene il numero di donne presenti supera le 100 unità, con una percentuale che in certi settori sarebbe considerata interessante ancora oggi.

La scelta delle personalità da approfondire non risponde a particolari criteri, ma si è mossa in totale libertà sulla base di suggestioni dovute a un nome, uno sguardo, uno pseudonimo o un cappellino.

Nei prossimi giorni parleremo della vita di alcune di queste donne.

Foto di copertina: La pagina della Sfinge sulla Settimana Enigmistica. Alzi la mano chi non ci ha provato almeno una volta in un pomeriggio di ferie.

Maria Giovanna Trenti ©

Miria Burani ©